MILANO (MF-DJ)--Tra il principale azionista di Tim, Vivendi, e il fondo Elliott che ne contesta l'operato e che si prepara a dare battaglia in occasione della prossima assemblea di bilancio, l'Asati - associazione che
raduna qualche migliaia di piccoli soci Telecom titolari di circa l'1% del capitale del gruppo - si schiera con...l'a.d. Amos Genish.
In una lunga lettera indirizzata ad autoritá, vertici aziendali e soci rilevanti della societá di tlc, l'associazione presieduta da Franco Lombardi si mostra scettica nei confronti di entrambi i contendenti, ma al tempo stesso mostra di apprezzare l'operato e il modus operando del nuovo capo azienda a cui riconosce "un'indiscutibile competenza" nonchè il merito di aver riavviato "il dialogo con le istituzioni", oltre che "ridare respiro strategico all'azione della societá". E' dunque la conferma del top manager il punto fermo su cui l'Asati non è disposta a
scendere a compromessi, convinta che nè Vivendi nè il fondo attivista di Paul Singer siano "in grado di assicurare una ripresa solida e duratura" a Tim.
Nella missiva, i piccoli soci Telecom si dicono convinti del fatto che per Telecom Italia la gestione Vivendi non sia stata tra le migliori, caratterizzata da "scelte strategiche sbagliate" e decisioni gestionali "discontinue e incomprensibili". In particolare, Asati stigmatizza "il succedersi di tre a.d. nel giro di tre anni, ripetute occasioni di pesanti conflitti di interesse e incapacitá di stabilire rapporti costruttivi con le istituzioni".
In merito alle proposte principali avanzate invece da Elliott - a cui chiede di fare ulteriore chiarezza sui desiderata e sulla strategia che intende adottare - per quanto riguarda la costituenda societá della rete (Netco) Asati si mostra in sintonia con il fondo sul fronte dello scorporo e della cessione di una quota. A patto che a valle dell'operazione avvenga l'integrazione con OpenFiber. A questo proposito, l'associazione osserva come "per Tim ma anche per il Paese sarebbe insensata una competizione infrastrutturale nella rete di accesso estesa all'intero territorio nazionale". I piccoli soci Telecom chiedono inoltre che la nuova Netco "sia quotata in Borsa" e che a regime "Telecom Italia possa mantenere una quota rilevante della nuova societá, nell'ordine del 30-40%".
Per quanto riguarda Sparkle, invece, l'Asati non è per nulla favorevole a una vendita tout court della societá, mossa che "sarebbe assolutamente deleteria. Non abbiamo conoscenza di un grande operatore che non abbia
un'importante rete internazionale per scambiare traffico e trasportare dati e, allo stesso tempio, non ha senso - in una economia globalizzata e fortemente orientata all'esportazione come quella italiana - rinunciare alla presenza di un veicolo per il trasporto dell'informazione internazionale".
Al contrario, sponde favorevoli trova l'ipotesi di apertura parziale del capitale della societá. "Riteniamo che la cessione di una quota" di Sparkle "anche attraverso un'Ipo, possa essere utile per evidenziare il valore di questo asset e ridurre, con i proventi risultanti, l'indebitamento di Tim", dichiara infatti l'Asati, che si dice anche
"d'accordo sull'utilizzo dei proventi delle precedenti operazioni per ridurre la leva finanziaria, gravata da un pesante debito".
L'Asati si dice poi "ovviamente favorevole" al ritorno del dividendo, a patto però che una mossa di questo genere risulti compatibile con l'ambizioso piano di investimenti della societá. "La nostra prioritá punta infatti a creare le condizioni per una crescita progressiva, duratura e sostenibile del valore delle azioni". Una visione di lungo
corso che non sembra essere particolarmente in sintonia con quella - piú opportunistica - del fondo.
ofb
oscar.bodini@mfdowjones.it
(fine)
|
.jpg){kind=logo}
